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Caruso brothers: turisti… non per caso!

Francesco Paolo Caruso e il fratello Giuseppe. Gentleman puro, oltre che proprietario, il primo…
professionista, ma solo per hobby, il secondo, il tutto condito da tanta, tanta passione. Chi ha girato un po’ per gli ippodromi lo scorso anno li ha visti un po’ dappertutto ovviamente dove correva la beniamina di casa, Akela Pal Ferm. Cavalla importante, capace di vincere di recente ben due gruppi 1 su doppia prova come il Campionato Europeo di Cesena e il Palio dei Comuni a Montegiorgio…
E dire che l’avevi acquistata per correrci in gentlemen e magari farci il Federnat…
“E’ vero – commenta Francesco – avevo chiesto a Natale Cintura con il quale da sempre ho un rapporto
importante, di trovarmi un cavallo di questo tipo e lui dopo un po’ di tempo mi disse che vendevano questa cavalla che lui conosceva perché l’aveva plasmata da puledra e che secondo lui aveva mezzi interessanti. L’acquistammo subito pensando invero di correre un po’ i centrali qui in Sicilia, invece ci trovammo a fare i conti con la chiusura dell’ippodromo di Palermo e allora decidemmo di lasciarla in allenamento da Gennaro Casillo dal quale nel frattempo era approdata. Vedi come sono i casi della vita, magari fosse stato aperto Palermo non sarebbe andata così.”
Proprietari storici…
“Beh, la mia famiglia aveva cavalli da tempo, la sigla Anpagi della scuderia di allora era formata dalle iniziali dei nomi di mia sorella, mio e di mio fratello. Quindi è evidente che l’abbiamo vissuta di riflesso prima da proprietari. Poi è successo che Mio padre, che a sua volta era un gentleman, a 18 anni mi iscrisse al corso senza dirmi nulla quindi di fatto fui catapultato in pista a far prove di fatto senza essere mai andato da treno.”
Poi però è andata bene: ben oltre 3000 corse e 500 vittorie, ma cosa si prova a vincere un gruppo 1 da
proprietario?
“E’ davvero difficile da spiegare: la prima volta è accaduto quest’estate a Cesena. Sapevamo che era
fondamentale vincere la batteria e li effettivamente abbiamo sofferto dal punto di vista delle emozioni. Poi però eravamo consapevoli, io e mio fratello che, a meno di eventi imprevedibili, in finale avremmo
dominato. Devi dire che quell’oretta e mezza tra batteria e finale non passava mai ed è stata davvero un
condensato di sensazioni difficile da descrivere…”
E, siccome l’appetito vien mangiando, a seguire è arrivata la terza vittoria (su tre edizioni) del Gran
Premio Valentinia a Pontecagnano e soprattutto un altro gruppo uno: il Palio di Montegiorgio…
“A Pontecagnano la soddisfazione è stata rimanere, per così dire imbattuti, ma in fondo in quella
circostanza non c’erano molti dubbi sull’affermazione della cavalla. A Montegiorgio invece non eravamo
affatto convinti: la cavalla aveva sgambato male e li ci sono voluti la maestria e il mestiere di Gennaro
Casillo oltre alla sua testa davvero d’oro. Guarda Ho avuto modo di guidarla. E’ davvero un computer…”
Al di la del fatto economico, che comunque a certi livelli ha la sua importanza, suil piano sportivo e della
passione avere una cavalla così cambia la vita?
“Indubbiamente si. La vita sportiva certamente. Io e mio fratello ci siamo trovati a girare l’Italia seguendola un po’ ovunque e abbiamo ricevuto davvero tante gioie che diventa difficile chiedere qualcosa in più. Ora correrà il Locatelli, poi vedremo. A otto anni ha sicuramente dato molto e il nostro intento sarebbe quello di tenerla in attività ancora in questa stagione, a patto che lei ci dimostri di essere competitiva, per poi mandarla a fare la mamma. Intanto abbiamo acquistato la sorella Flaca Font che ha già corso e vinto e speriamo che possa maturare senza fretta. Del resto Akela pur correndo bene anche da giovane il meglio lo ha fatto da anziana, quindi c’è tempo.”

Ovviamente la terrete voi da allevatori… Avete già deciso lo stallone?
“Si certo la terremo, ma per lo stallone c’è tempo: facci fare qualche altro viaggetto su e giù per lo stivale…”

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