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ROBERTO MICHELOTTO: LA COSTRUZIONE DI UN CAMPIONE

E’ possibile costruire un campione a tavolino? Sicuramente no, perché altrimenti sarebbe tutto più facile. La cosa vale per tutti gli sport, ma nell’ippica forse ancora di più perché c’è l’elemento cavallo che aggiunge la massima imprevedibilità. Anche per questo essere proprietario ha un sapore particolare e quando poi capita la volta buona… beh, sembra quasi di vivere un sogno.

Quel sogno che stanno vivendo Roberto e Massimiliano Michelotto, padre e figlio, ma soprattutto proprietari di un certo Dolce Viky… Già il vincitore del Città di Montecatini, sparito dai radar da qualche settimana, ma pronto per tornare in pista per dimostrare i grandi progressi derivanti anche dalla maturità.

“Siamo proprietari un po’ particolari – conferma Roberto Michelotto – molti dicono che quando il cavallo è in forma bisogna correre, forse è vero, ma noi, che pure qualche cavallo buono lo abbiamo avuto, non vogliamo lasciare niente al caso ed è per questo che corriamo sempre abbastanza poco rispettando al massimo i nostri cavalli e Dolce Viky è stato forse il più rispettato di tutti. Dopo Montecatini avremmo potuto fare l’Europeo a Cesena, ma era un impegno troppo ravvicinato, andare a Siracusa sarebbe stato affascinante, ma troppo lontano e allora ecco che ci siamo concentrati sul Turilli in programma a Roma il giorno del derby. Del resto per noi è una pista importante visto il terzo posto ottenuto due anni fa nella corsa che vale il Nastro Azzurro.”

Proprietari atipici vi siete definiti…

“Mah, forse si. In ogni caso viviamo un rapporto molto stretto con i nostri cavalli, abbiamo una piccola scuderia però è vero che i nostri colori sono attivi dal 1978 senza soluzione di continuità. Abbiamo avuto i cavalli da Bergami, Claudio Nardo, la famiglia Trevellin. In fondo la mia famiglia nasce come commercianti di cavalli e mio e mio nonno frequentava il Prato della Valle forse il più antico ippodromo italiano. Qualche cavallino buono lo abbiamo avuto, ricordo ad esempio che un anno abbiamo vinto a Parigi alla vigilia dell’Amerique con Madyson de Gloria. Però Dolce Viky è un’altra cosa e pensa che ce ne siamo accorti subito…”

In che senso?

“Già dalla seconda corsa in carriera, vinse a Bologna molto bene, all’epoca era da Sarzetto.  Decidemmo di andarci piano perché già allora la sensazione di avere a che fare con un cavallo “diverso” era abbastanza diffusa. Appena finita la corsa c’era già il van che lo aspettava per portarlo al mare. Lo abbiamo voluto costruire piano, piano, senza stressarlo. Pensa che a 2, 3 e 4 anni ha passato per ogni stagione almeno 3 o 4 mesi al mare. E’ una mia fissazione, lo abbiamo mandato a Marina di Ravenna dove c’è Vito De Nunzio che ce lo tiene e fa si che sverni tranquillo. Ora quest’anno forse sarà un po’ diverso, la maturità è raggiunta, e non si può sempre ragionare col cuore, fosse per me lo terrei sempre vicino, ma vedremo comunque… Alessandro Gocciadoro e per un breve tempo  i fratelli Pistone con i quali ha fatto il record di 1.10.3 hanno fatto davvero un ottimo lavoro.”

Scuderia piccola, ma proprietari avveduti che scelgono con attenzione i propri acquisti…

“Ho sempre cercato di privilegiare i buoni allevamenti abbiamo avuto sigle importanti: Dei, Ok, etc. Credo che sia la base, poi è chiaro ed evidente che ci vuole la componente fortuna che pesa tanto, almeno il 60%. Questo è stato un acquisto un po’ particolare. Io ho un grande amico, un dottore veterinario che gira per i vari allevamenti. Una volta mi disse, guarda che Otello Zorzetto ha a casa un cavallo che ti  potrebbe piacere… Me lo sono andato a vedere tre o quattro volte e alla fine ci siamo trovati con Otello, che è un altro mio amico, e l’ho preso. La fattrice era la sua…  e ora siamo qua e non vogliamo smettere di sognare!

Luigi Migliaccio

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