LUCA BRAMBILLA: Un gruppo 1 vale bene un po di… stalking!
La vittoria di Feldenkrais Pal nel Gran premio Nazionale disputatosi un paio di settimane or sono a
Torino ha riportato alla ribalta dei colori abbastanza storici del trotto nazionale e soprattutto
milanese. Quelli della Scuderia Camargue della famiglia Brambilla. E’ stata la prima vittoria di
gruppo 1 di una formazione che ha avuto tanti cavalli discreti; ci era andata vicina qualche anno fa
con la grigia Arnas Cam, ma questa volta ha colpito duro per la gioia di Luca Brambilla poco più
che 50enne editore e consulente finanziario, uno che i conti li sa fare… bene.
“Non direi se è vero che per arrivare a questo risultato abbiamo dovuto investire parecchio, forse
troppo… però lo sai meglio di me… al cuore e alla passione ippica è difficile comandare…
Lo sa bene anche papà Pierfranco che negli anni ’70 mise in piedi la scuderia Nicoletta dal nome
di sua moglie (e mamma di Luca). Poi la denominazione cambiò in La Camargue e un piccolo
Luca che non perdeva occasione di stare vicino ai cavalli…
“Il mio con i cavalli è un rapporto che dura sin da quando ero piccolino, non dico che sono
cresciuto dentro San Siro trotto, ma… quasi. Ho vissuto gli anni ruggenti incontrato personaggi
variopinti e ricordo tanti aneddoti davvero particolari. Oggi bisogna dire la verità è tutto un po’ più
diverso, sicuramente meno romantico, ma la passione rimane. Ho corso anche in gentlemen con
risultati discreti, soprattutto all’inizio. Ora manco un po’ dalla pista, ma non escludo il ritorno.”
Fatto sta che per vincere il primo gruppo 1 della propria carriera Luca Brambilla ha dovuto
prendere un cavallo da un collega allevatore e soprattutto affidarlo a un team straniero, ma non
francese o svedese che in qualche modo sarebbe stato comprensibile, bensì al binomio olandese
Hagoort/Bakker, quelli di un certo Robert Bi per intendersi…
“E’ una storia particolare… ho avuto la fortuna di conoscere Antonio Asdrubali, mr. Nad Al Sheba
per intendersi, ma soprattutto un ottimo allevatore e quando lui prese la nonna di Feldenkrais, Fata
dei Bessi, mi complimentai con lui, poi nacque Tuscania Pal che è stata un’ottima cavalla. Lo misi
in contatto con Vittorio Truccone che ha il tocco magico e quindi quando è stata la volta di
Feldenkrais ho deciso di acquistarlo e lui me lo ha ceduto a patto di rimanere in comproprietà con
una quota…”
Ma la scelta olandese?
“Guarda è stato un vero e proprio stalkeraggio. Una volta acquistato Feldenkrais mi sono messo a
studiare lo storico di quella linea di sangue e ho scoperto che la sorella piena della nonna aveva
dato tre soggetti che erano stati tutti allenati in Olanda da Paul Hagoort ottenendo poi delle vittorie
in Francia e Svezia. Dissi così a mio padre che avrei voluto provare a contattare questo allenatore
olandese. Lui era un po’ scettico considerato che a livello di premi il trotto nei Paesi Bassi non è
che viaggi su standard elevati. Fatto sta che mi impuntai. In qualche modo riuscii ad avere un
contatto con Paul Hagoort e tra ottobre 2022 e febbraio 2023 gli mandai una cinquantina di mail
chiedendogli, tra l’altro, di venire a vedere il cavallo. Lui nicchiava perché troppo impegnato. Allora
un bel giorno gli feci recapitare un biglietto di aereo per Malpensa e contemporaneamente spostai
il cavallo dal centro di allenamento di Carlo Ballotta a Trecate che si trova a pochi chilometri da
Malpensa di modo che Hagoort potesse venire a vederlo senza perdere troppo tempo. Per farla
breve lui venne a febbraio e il 3 marzo il cavallo partì per l’Olanda, il mio socio Asdrubali voleva
suicidarsi…
Diciamo quindi un “volli fortissimamente volli”, a prescindere da ogni altra valutazione… ma poi il
Nazionale?
“Anche quella è stata un po’ una scommessa: Dopo la prestazione nella Breeders Course dei tre
anni decisi di iscriverlo di nascosto al Nazionale perché se lo avessi pianificato, probabilmente
Paul mi avrebbe detto di no. Siamo rientrati tra i sette che sorteggiavano in prima fila proprio grazie
alla prestazione svedese e a quel punto una volta sorteggiato il 3 l’ho chiamato e gliel’ho detto.
Quando poi gli ho detto che il vincitore avrebbe partecipato di diritto al Derby ha detto “Ok”. Il resto
è storia e anche un’emozione fortissima anche per mio papà che non sta benissimo di salute, ma
che nei cavalli trova ancora motivi di grande interesse che lo fanno star bene.”
E adesso si aspetta solamente ottobre?
“Il cavallo è rientrato in Olanda, i carichi di lavoro sono stati un pochino allentati, ma tra un po’
riprenderanno. Non so se verrà al Marangoni. Oggi come oggi ti direi di no per fargli evitare un
doppio viaggio ravvicinato, ma vedremo.”
Non ci sarà bisogno di stalkerare Paul Hagoort e Robin Bakker per venire a Roma per il Derby…
“Stavolta credo proprio di no, ma al di la di tutto, credimi, vederlo in pista per il Nastro Azzurro sarà
una gioia per me e soprattutto una gioia che voglio regalare a mio padre che mi ha trasmesso
tuttala sua passione. Si vive di emozioni e queste sono di quelle che non hanno prezzo.
Luigi Migliaccio