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Il mio nome è Bond… Stefano Bond(i)

Se l’importante è avere traguardi e ambizioni nella vista di tutti i giorni come in quella sportiva… beh, c’è da dire che Stefano Bondi è secondo veramente a pochi. Toscano verace, imprenditore su vari fronti, ma soprattutto nell’ambito della ristorazione, ambiente fertile per gli appassionati di corse, all’alba dei 68 anni ha davvero le idee ben chiare sui propri obiettivi ippici. Eppure è una storia, la sua, che parte da lontano, fatta anche di qualche delusione, ma davvero di tante soddisfazioni compreso quella di andare a vincere in prima persona, in sulky a Parigi… Ma un buon gentleman è prima di tutto un buon proprietario e qui ecco che la passione affonda le proprie radici nella tradizione di famiglia…

“Ovviamente come molti ho iniziato seguendo mio babbo all’ippodromo… era la fine degli anni 60 e il primo cavallo che comprammo fu un certo Aghir, un onesto routinier che però ci diede delle buone soddisfazioni. Iniziammo con Manlio Capanna che proprio mio padre convinse a trasferirsi a Firenze lasciando Roma. All’epoca andavo alle Mulina qualche volta di nascosto, si entrava sulla curva e si seguivano i cavalli. Poi successivamente mio padre comprò un’altra cavalla, Torpedine, che non andò molto bene, anzi a dirla tutta fu una mezza… fregatura e si disamorò un po’. Ma ormai io avevo preso il virus anche perché nel frattempo collaboravo con Vasco Cioni, un industriale farmaceutico che all’epoca era il titolare dell’allevamento Covas. Nel 1983 andai a Bologna a un’asta e malgrado la mia inesperienza comprai Elettrodo, un buon cavallo che oggi avrebbe avuto un rendimento sicuramente molto importante e da li si è cominciato anche con una qualità non troppo elevata…”

Poi però col passare degli anni ha cambiato obiettivi…

“A un certo punto mi sono reso conto che se si vuole puntare a risultati importanti, cosa che è nel mio Dna, bisogna investire e così ho via via alzato la qualità privilegiandola rispetto alla quantità. Sono arrivati Boston Bi, Gerard, Defrost e tanti altri fino ad oggi dove, insomma, abbiamo qualche elemento importante… Peccato per il 14 di Edy Girifalco Gio nel Gran Premio Firenze: non siamo stati fortunati, ma questo è un cavallo che sta ancora maturando e sono convinto che ci farà divertire.”

Del resto parliamo di un soggetto che ha vinto il nazionale lo scorso anno ed è stato secondo nel Mangelli, insomma mica l’ultimo arrivato. Come lo hai scelto?

“Guarda, una volta andavo a sensazione. Oggi guardo molto alla genealogia e al modello. Pensa che con Edy la trattativa con Somma, che non è sempre uno “facile”, è durata una ventina di secondi e alla fine siamo rimasti tutti soddisfatti. Per Frankie Lj ad esempi lo avevo visto nei filmati e me ne ero innamorato. Sono andato a vederlo e alla fine ne ho presi altri tre oltre a lui.”

Caio Titus Bond, Edy Girifalco Gio, Fenice Del Ronco, Frankie Lj, il vecchione Zefiro Gual sono le punte di una scuderia che oggi conta una trentina di soggetti e un paio di fattrici per continuare anche a provare l’ebrezza del prodotto fatto in casa con la sigla “Bond” che richiama imprese importanti anche se al posto di James c’è Stefano.

Logico chiedere quale sia l’obiettivo di questo 2024…

“Vincere  più corse possibili, soprattutto quelle buone, ovvio… Scherzi a parte. E’ chiaro che dopo aver vinto lo scorso anno il Nazionale, il mio primo gruppo 1 con una gioia immensa, ed essere arrivati secondi nel Mangelli, l’asticella si alza. Punto al Triplete… Nazionale, Derby e Mangelli. E’ bello sognare… tanto poi a fare un passo indietro (piccolo però eh) si fa sempre in tempo…”

Non sarebbe Bond… Stefano Bond(i).

Luigi Migliaccio

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