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Horsy Dream, Jushua Tree e gli altri, la fragilità dei francesi in vista dell’Amérique

E’ toccato stavolta a Jusha Tree dare l’addio di sogni di gloria alle porte del Meeting D’Hiver, nell’inverno che doveva lanciarlo. Ciò è un colpo duro per i fans del trotto francese ad un mese del Prix D’Amerique, ma ora a preoccupare è la tendenza e la sempre più fragilità riscontrata nei campioni normanni, che negli ultimi anni devono fare troppo spesso i conti con infortuni quando c’è da accelerare per raggiungere il top della condizione. Si parla di maledizione, ma superstizione a parte è ormai consueto registrare questo tipo di forfait sul più bello e forse non è un caso. Già l’anno scorso toccò a Horsy Dream e Etonnant, con Horsy recidivo, che anche ora si è fermato ad inizio meeting. Nel 2023 Davison du Pont dovette abbandonare assieme a Diablo Du Vauvert, due mesi dopo la sfortunata dipartita di Galius. Nel 2022 la sventura toccò a Face Time Bourbon, costretto addirittura alla fine della carriera. Con Idao de Tillard anche lui non al meglio, per arginare il lanciato Sam Moteur che tra l’altro nel 2024 fu vittima di un infortunio e costretto alla rinuncia anche lui, i transalpini ora sperano in Go On Boy, per mantenere il titolo in casa, e un po’ per invertire un fastidioso trend che l’albo d’oro risalta scomodo. Nelle ultime 10 edizioni del Prix D’Amérique infatti solo tre vincitori: Davidson du Pont, Un And Quick e Belina Joslyn avevano un’età da “anziani” per i parametri francesi. Gli altri Bold Eagle, Realdy Express, Face Time Bourbon, e appunto Idao de Tillard, hanno vinto il loro ultimo Amérique all’alba dei 6 anni. E la cosa peggiore che più o meno per tutti e quattro quello ha coinciso con l’ultimo grande successo e il preludio alla fine della carriera. Dati poco confortanti per un sistema trotto, basato sulla resistenza e sulla longevità di una razza tardiva, che ha fato della valorizzazione e della competitività del cavallo anziano il suo vanto per decenni.

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