
Exploit Caf il primo France non si scorda mai
Nel trotto di cose inspiegabili ce ne sono quante ne albergano nel genere femminile….e forse per questo ambedue ci piacciono da impazzire. Chissà infatti per quale incrocio di coincidenze o per quali motivazioni tecniche a noi sconosciute i cavalli italiani ci hanno messo di più a vincere il Prix de France sui 2100 autostart, che l’Amérique 2700 nastri salite e discese. Era il 2008 arrivammo per l’Amérique gagliardi e giovani, e la sera prima della grande corsa, a fine cena divorando un povero profitterol, arditamente accompagnato da un crudele Calvados, e ci accorgemmo che in Tv stava passando la notizia di un giovane tecnico informativo della Societe General, che aveva truffato la Banca di ben 5 miliardi di Euro, senza che nessuno se ne accorgesse. Un nostro commensale amico e vulcanico, scaraventò sul piccolo tavolo che solo chi va a Parigi può capire quanto sarà stato piccolo, il Paris Turf, esclamando godereccio: “Quando domani incasseremo i denari di Exploit Caf vincente, parleranno della seconda truffa del secolo questi francesi”. Ridemmo, autogasandoci, convinti che l’italiano figlio di Toss Out, emigrante a casa Souloy potesse regalarci la gioia di tornare a casa con il malloppo. Sapete come andò a finire, un maldestro agganciamento dentro uno schema venuto già complicato, marginalizzò il nostro, solo quinto piazzato e osservatore della doppietta di Offshore Dream. Le delusioni, e lo stare in bianco per noi malati di questo splendido mondo non ci hanno mai abbattuto, e la voglia di rimbalzo, o rivincita fu troppo forte. Era giovedì, dieci giorni dopo, quando squillò il telefono per la telefonata dell’amico che sognava la fama da Lupin delle puntate ippiche: “Fatti i biglietti, pure per te. Si va a riprenderceli con gli interessi, ho sentito un amico, che ha un parente, che andava a scuola con l’artiere, che lavora a fianco del box di Exploit Caf, e mi ha detto che Fabrice ha quella faccia che ha solo quando ha per le mani un missile”. Forse non disse proprio così, ma mi convinse, un viaggio gratis a Parigi non si può respingere, se poi è a Vincennes sarebbe reato punibile con l’ergastolo. Arrivammo presto, aspettammo il tempo delle altre prove, scommettendo un paio di euro la volta. E poi, tout l’argent su Exploit Caf gagnant nel Prix de France. I piazzati non fanno al caso dei sognatori, figuriamoci di chi beve calvados solo per darsi un tono, nonostante sia praticamente astemio. La corsa si ingessò subito, in testa Opal Viking, coraggioso scandinavo, scoperto Offshore Dream, scortato in terza ruota da Improve As. Con Melnaus du Corta in schiena a Offshore , nella posizione delle meraviglie. Noi? Murati vivi, chiusi in pancia al gruppo, contornati da quei cavalli che non vanno né avanti né dietro. Roba da lacrime agli occhi, ma di sofferenza dato che ci approssimavamo alla seconda disfatta in due settimane. Poi arrivò la luce in fondo al tunnel…Complice una rottura di uno sconosciuto, Jean-Michel Bazire, che già era il funambolo del Plateau de Gravelle trovò un pertugio, e davanti al calante Algiers Hall con il nostro Bellei, riuscì non si sa come a farci passare l’imponente Exploit Caf, che liberatosi dall’ impaccio volò sulle star transalpine, raccogliendo tutti in un fazzoletto ultimi della lista, Melnaus du Corta e Pierre Vercruyse che avevano il tifo di tutta la tribuna. Il Prix de France per la prima volta parlò italiano, e parve impossibile che a piantare il nostro tricolore su quella terra fu proprio un cavallo agreste, allevato in Toscana dal grande e compianto Boricchi, appassionato vero, e plasmato già dall’estate dei due anni, a suon di affollate corse in serie da Pasqualino Esposito tra Napoli e Aversa. Fu l’inizio di una stagione da mostro per Exploit, che si prese l’Atlantique, l’Elitloppet, e pure il Balliere. Di noi “truffatori del Pmu” invece la Tv francese non disse nulla, e i soldi vinti li spendemmo già in maniera meno romantica il giorno seguente in una reclamare a Follonica. Ma poco importava, Exploit, un cavallo ci aveva ancora ricordato che solo l’inspiegabile ti conquista davvero. Ed è per questo che amiamo il trotto.