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Notizie » La storia di Balboa

28/03/2023

La storia di Balboa

Per tutti gli allevatori un pezzo unico di Ezio Cipolat dal sito www.trottonew.com  Prima di Varenne c’era Tornese. Prima di Ialmaz, la mamma del Capitano, c’era Balboa, che il 13 luglio 1952 presso l’allevamento del Portichetto, a Grandate poco distante da Como, diede alla luce un saurino tutto gambe destinato a diventare uno straordinario cavallo da corsa, la cui storia è stata magistralmente raccontata da Giorgio Martinelli nel libro Tornese cavallo leggendario, da pochi anni ristampato per i caratteri di Equilibri. Un libro che assolutamente non può mancare nello scaffale di un trottofilo.

Tornese fu l’eroe epico di un periodo di grande fervore per il nostro trotto, che allora, in un’Italia ancora per gran parte contadina e quindi con grande familiarità con l’animale cavallo, riempiva gli ippodromi e le pagine dei maggiori quotidiani. Un eroe rimasto in attività dal 1955 al 1962 disputando 221 corse (198 in Italia, 23 all’estero) con 130 successi (127 sulle nostre piste, una sessantina dei quali in grandi premi) e 71 piazzamenti, record di 1.15.7 (ottenuto il 18 maggio 1968 a Firenze, misura che gli valse il primato assoluto degli indigeni e quello europeo in pista da mezzo miglio) e somme vinte di 341.503.100 di lire. Un bottino che rapportato ai giorni nostri varrebbe intorno ai 5 milioni di euro, gran parte del quale messo insieme grazie alle entusiasmanti interpretazioni di Sergio Brighenti.
Balboa partorì Tornese a soli 5 anni. Il suo proprietario, Sebastiano Manzoni, con lei non perse tempo, preferì privilegiare la sua ottima genealogia piuttosto che insistere nel proporla in corsa, visto che i risultati in pista tardavano ad arrivare, semplicemente perché, senza usare giri di parole, andava piano, anche per quei tempi: 1.28.3 il suo miglior riferimento cronometrico.
Suo padre però era De Sota, americano importato da Paolo Orsi Mangelli che a soli 4 anni vinse l’Amérique e l’anno successivo replicò a Vincennes nonostante un handicap iniziale di 25 metri; mentre la madre, Alma Mater, allevata a Migliarino da Domenico Forti, era stata una dei primi acquisti di Sebastiano Manzoni per innestare alta qualità al suo iniziale parco fattrici, quale figlia di Spencer McElwyn e Ave Roma, anch’essa, come si vedrà, di origine americana.
Insomma Balboa aveva le carte in regola per diventare una buona fattrice. Sicché quando nacque il suo primo prodotto, Tornese appunto, si creò molta aspettativa anche se il puledrino fisicamente non sembrava niente di che, a parte la caratteristica di essere mansueto e molto socievole. Registrato come figlio del francese Tabac Blond, il futuro campionissimo crescendo mostrò di essere la copia conforme di un altro razzatore normanno, Pharaon, che in tempi successivi sarebbe stato riconosciuto, al termine di una lunga vertenza giudiziaria, come suo effettivo padre.
Le madri dei campioni vivono di luce riflessa. Tornese fece diventare famosa Balboa, la quale però, almeno per ben tre anni, fece di tutto per farsi dimenticare, non restando più gravida. Solo nel 1956 partorì la femmina Oncia, ma a quel punto la pazienza di Sebastiano Manzoni, che da imprenditore esigeva risultati, era ormai esaurita.
Balboa passò di mano. Nani Grassetto, che l’acquistò trasferendola a Jesolo, ebbe più fortuna. Non nacque più un Tornese, ma la giumenta riprese per lo meno a fare il suo “mestiere” con molta maggiore regolarità. Tra il 1958 e il 1965 generò per la Sandra Explorer, Felbo, Gelboa di Iesolo, Iabo, Libal, Milbao di Iesolo, Nibo di Iesolo e Olalba di Iesolo. Una produzione nella quale figurano due soggetti che con Walter Baroncini calcarono le scene classiche, facendo sì che Balboa possa essere ricordata soprattutto ma non solo per aver dato i natali a Tornese. Explorer fu un punto fermo della leva 1958, vincendo Giovanardi e Nazionale, mentre Iabo, nato nel 1961, da anziano andò a segno nell’Encat e fu secondo nel Premio Milano.
In linea diretta Balboa ha lasciato ben poco in eredità. Lo stesso Tornese, sfibrato da mille battaglie, come padre rese infinitamente meno di quanto sperato e lo stesso destino fu condiviso da Iabo. E anche le femmine di famiglia (Oncia, Gelboa di Iesolo e Olalba di Jesolo) esaurirono presto lo slancio, a parte Olalba che soprattutto attraverso Gava di Iesolo ha risconti attuali.
Anche un ramo collaterale ha dato risultati più duraturi nel tempo, le cui tracce sono riscontrabili sino a una quindicina di anni fa. Ed è quello che trae origine da una sorella minore di Balboa, Osaka, nata nel 1951 e allevata da Ettore Stefanini a Tresigallo, entrata presto nell’orbita di Giuseppe Nogara, per il quale questa figlia di Muscletone produsse Quentin (passato alla Viscardo Auto e vincitore con Baroncini di Triossi, Città di Cesena, Città di Torino), Simenia (mamma di Danzica, a segno nel Gran Criterium, Orsi Mangelli, Grassi, Società Terme e Encat, e di Zambia, dalla quale l’ottimo Zanad e Gala del Pri, madre di Vincent Fi), Terry e Caldesi.
Per completare il quadro è doveroso ricordare che Balboa ha come terza madre l’americana Hollyroad Queen, baio oscuro nata nel 1924 che giunse in Italia, via Germania, nel 1932 assieme alla connazionale The Ripples, entrambe gravide di David Guy, acquistate dall’Allevamento Roma di Bagni di Tivoli. I loro primi prodotti furono, rispettivamente, Ave Roma, appunto la mamma di Balboa, e Aulo Gellio, un roano vincitore nel 1936 del Gran Premio del Re (in pratica il Derby) con Dino Fabbrucci, che è soprattutto ricordato per la sua acerrima rivalità con Jago Clyde e per il fatto di essere stato il primo indigeno a trottare il miglio a media di 1.20, inaugurando così il “Libro d’Oro” dei trottatori italiani. L’impresa fu realizzata il 13 giugno 1937 all’Arcoveggio.

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